Il sistema finanziario
Come funziona la finanza internazionale: le relazioni fra droga, petrolio e Wall Street. Il fulcro di tutta la finanza internazionale è sempre correlato con le attività che si svolgono a Wall Street, in New York (N.Y.) USA.
Cos’è Wall Street?
Le compagnie petrolifere, le banche, le industrie automobilistiche,
l’industria informatica, eccetera, tutte, negoziano i loro titoli a Wall Street; al NYSE (New York Stock Exchange) o al NASDAQ, o all’American Stock Exchange. E, tutte, negoziano anche obbligazioni presso quegli stessi mercati finanziari.
Le azioni (Shares of stock) sono titoli che rappresentano quote (frazioni) di proprietà delle aziende e ne rappresentano il patrimonio netto. Le obbligazioni (bonds) sono espressioni del finanziamento dell’azienda e rappresentano il suo debito. Le imprese aumentano il capitale
per costruire raffinerie o per scavare pozzi petroliferi, e lo fanno
sia reinvestendo i loro profitti, che vendendo azioni, che emettendo
obbligazioni. Le fonti ortodosse di autofinanziamento dell’impresa sono
quindi fondamentalmente tre: il reinvestimento degli utili, la vendita di titoli azionari e l’emissione di titoli obbligazionari. Ci sono poi altre strade per alzare fondi di cui non si parla apertamente.
Più alto è il prezzo delle azioni di una compagnia,
maggiore è la sua disponibilità di capitali per l’acquisto di materie
prime, per la costruzione di impianti o di raffinerie, per la
distribuzione dei dividendi agli azionisti – o per la spartizione a
porte chiuse fra i dirigenti - e, in alcuni casi, rarissimi, anche per
distribuire premi agli impiegati.
CBOE
Un altro componente chiave, negli scambi sui mercati finanziari internazionali, è il Chicago Board Option Exhange (CBOE). È qui che i “futures derivatives” (futures su prodotti derivati) come per esempio i “put and call“,
vengono smerciati. I derivati sono strumenti cosiddetti “finanziari”
che non hanno nessun valore diretto in e di per sé stessi; essi fanno derivare il proprio valore da altre cose o fatti che hanno valore. I Puts and calls sono sostanzialmente scommesse sul prezzo di altri titoli; si scommette che il prezzo salga o che crolli ad una certa data futura. I membri del NYSE e del CBOE sono regolarmente in contatto fra loro e si controllano reciprocamente le negoziazioni. Lo stesso accade fra l’American Stock Exchange e il NASDAQ, che è di più recente costituzione ed è un ente privato di negoziazione valori.
Il Vantaggio competitivo
Per come funziona il mondo economico occidentale, semplici vantaggi
competitivi possono determinare grandi differenze. Negli affari, il
vantaggio può essere cercato ed ottenuto in varie forme. La prima è la gestione delle informazioni (quella che impropriamente e grossolanamente viene definita “intelligence”
e che non ha niente a che vedere con l’intelligenza); si cerca di
raccogliere inforamzioni per rispondere a domande più o meno come
queste: “cosa vuole il mercato? Cosa fa la concorrenza? C’è qualcuno
in grado di offrire un prezzo più alto del nostro per comprare
l’impresa di Tizio? Qualcuno ha un prodotto più efficiente o un processo
più evoluto? Quanto è prossima la concorrenza a mettere i suoi prodotti
sul mercato? Possiamo permetterci di investire 250 milioni di dollari
in una raffineria se Caio Oil e Sempronio Neft stanno per acquisire i
diritti sui giacimenti che stiamo puntando noi? Chi andrà a costruire la
conduttura per la raffineria? Quanto la faranno pagare per renderla
profittevole? C’è qualche debolezza della concorrenza che possiamo
sfruttare per ottenere un vantaggio?”
La seconda è il denaro in sé stesso.
Secondo Catherine Austin Fitts (ex managing director del Wall Street investment bank Dillon Read, che ha un MBA dal Wharton School of Business, ed era Assistant Secretary of Housing), “coloro i quali ottengono il minor costo del denaro – il minor costo del capitale investito – vincono”.
La valutazione del credito per il minor costo del denaro
Se hai finanziato l’acquisto di un’auto o di una casa con un prestito, è
certo che il tuo credito è stato valutato. È la valutazione del tuo
credito, e l’ammontare dell’anticipo versato, che determinano quanto
sarà la rata mensile da pagare alla banca. Non è diverso, per esempio, quando ExxonMobil vuole finanziare una nuova raffineria e lo vuole fare con denaro preso a prestito. Lo chiamano “laveraged buyout, o LBO.
Facciamo un’ipotesi teorica. Se finanzi l’acquisto dell’auto dal costo
di € 24.000 e anticipi € 4.000 in contanti, supponendo il caso che le
tue garanzie siano buone, la concessionaria della tua banca ti
finanzierà €20.000 al 5% di interesse per quattro anni. La rata mensile da pagare alla banca sarà, in questo caso, di €460,60. Tuttavia, se si giudica che le tue garanzie non sono molto buone, allora potrebbero caricarti un 10% d’interesse e andresti a pagare una rata mensile di €514,49.
Su questa stessa premessa, diciamo che tu sia Chevron Texaco (e
che ti strofini spesso sul culo nero di Condoleezza Rice la quale,
quando era consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, sedeva a
quello stesso consiglio di amministrazione, assieme a te) e che vuoi finanziare un condotto petrolifero per le tue raffinerie. Il costo del condotto è stimato in 2 miliardi di dollari. Tu decidi di metterci 300 milioni, che appartengono al patrimonio di Chevron. Poi formi un consorzio
con altre compagnie petrolifere per dividere le spese. E però non
riuscite a raccogliere tutta la somma che serve. Non è un buon affare.
L’affare del petrolio è qualcosa di rischioso. Le compagnie petrolifere
spesso si tengono a prudente distanza finanziaria dai fatti del
petrolio, per proteggersi in caso di crisi internazionali, crolli di
prezzi, o nel caso in cui un giacimento particolare al quale sono
interessate si rivela un bidone.
(C’è un aneddoto che illustra il concetto. il primo pozzo in terraferma del Kazakhstan, in Kashagan, appartenente ad un consorzio comprendente Agip, British Gas, ExxonMobil, Shell, Total, BP, Phillips
e altri, è costato 300 milioni di dollari al tempo in cui la sua
realizzazione è stata compiuta. Ma come si faceva se quel pozzo si
rivelava un inutile, secco incendiato, buco nell’arida terra? Ci si
trovava in una situazione in cui non c’erano entrate in corrispondenza
del costante e intenso costo del capitale. Le compagnie petrolifere
pianificano per queste contingenze molto in anticipo. Sono in affari da
almeno un centinaio d’anni e hanno avuto un sacco di tempo per fare
studi contabili di convenienza).
Così, dopo aver fatto le vostre analisi, tu e il tuo consorzio
realizzate che vi serve un miliardo di dollari a prestito per
finanziare il vostro condotto. Decidete di ammortizzare il pagamento in
20 anni che coincidono con l’aspettativa di vita di quell’impianto. Ora
si tratta di trovare il prestito alle migliori condizioni.
Le banche internazionali
Le maggiori banche a livello mondiale, la HSBC, la Deutsche Bank o la JP Morgan Chase potrebbero offrirti un tasso d’interesse, diciamo, del 9%. Per ripagare il miliardo in 20 anni al 9% d’interesse, il tuo pagamento mensile alla banca sarà di 917 mila dollari. Ma, se il tasso d’interesse fosse del 6%, la rata mensile da pagare alla banca scenderebbe a 717,440 dollari al mese. Cioè, la tua impresa avrebbe 200,560 dollari di profitto extra ogni mese semplicemente rosicchiando il tasso d’interesse sul debito. Questo ha un impatto diretto sull’utile netto, che è definito dalla differenza fra i ricavi lordi e i costi di gestione. E qui è il dove, dove il costo del capitale – il costo del denaro – diventa un fattore interessante nella gestione dell’impresa.
Capitalizzazione di mercato e utile netto. “The pop” (P/E ratio)
Un rapporto Prezzo/Utili (“the pop”, o P/E = Price-to-earning ratio) per ciascuna azione è calcolato in base a due fattori elementari: la capitalizzazione di mercato di una società e il suo utile netto.
La capitalizzazione di mercato (“market capitalization”)
è semplicemente il numero totale di azioni in circolazione moltiplicato
per il loro prezzo di mercato di un dato momento. (Per esempio, se
l’ing. Luca Marognolli avesse – magari – un’azienda quotata in borsa il
cui capitale è rappresentato da 1000 azioni, ciascuna azione venduta a
100 dollari, in base al prezzo attribuito dal mercato in quel dato
momento, il valore di capitalizzazione di mercato della sua impresa
sarebbe di 100 mila dollari).
L’utile netto, come abbiamo visto, è semplicemente la differenza fra i ricavi lordi e i costi di gestione.
Così, se hai un’impresa che porta guadagni per 100 mila e i tuoi costi
per la produzione, la promozione, la vendita e le spese generali
ammontano a 80 mila, i tuoi profitti netti (utile netto) saranno di 20 mila.
Quali numeri posso truccare?
La cosa importante da notare è che il valore della capitalizzazione di mercato non è un dato sul quale si possa mentire. È lì, esposto, per chiunque lo voglia verificare. Gli utili netti, altresì, sono cosa totalmente diversa. E questo ci è stato bene insegnato da Enron, WorldCom e da altre aziende giganti. Ora, se hai un’impresa con un valore di capitalizzazione di mercato di 300 milioni di dollari, e utili netti per 10 milioni, il tuo rapporto Prezzo/Utili (P/E) sarebbe di 30/1. Molti analisti finanziari, generalmente sobri, hanno già stabilito in passato che un sano rapporto P/E è di circa 15/1. Ecco perché chi beve meno spesso scuote la testa scettico quando guarda a compagnie come Enron, che aveva un P/E di 60 prima di crollare, o come Cisco System, che nel 2004 aveva un P/E di 90. E questo è anche un motivo che induce gli analisti sobri a credere che la media Dow Jones
dovrebbe correttamente essere stimata attorno ai 5,000. Se la relazione
fosse solo algebrica, sarebbe semplice creare 30 dollari di valore
azionario: 30/1 = 60/2. Ma non succede così nella vita reale.
Aumentare o diminuire gli utili netti di un’impresa ha un
effetto moltiplicatore sul valore di mercato delle azioni di
quell’impresa L’analisi viene fatta costantemente sui profitti dichiarati da
un’impresa. Quando si nota che i profitti di un’impresa salgono
rapidamente, l’analista dovrebbe raccomandare l’acquisto delle sue azioni. Appena aumenta la domanda di quelle azioni, cioè appena queste iniziano ad essere acquistate, il loro prezzo sul mercato azionario dovrebbe crescere pressappoco fino al punto dello stimato P/E
per quell’impresa. Aumentare o diminuire gli utili netti di un’impresa
ha un impatto moltiplicatore sul valore di mercato delle azioni di
quell’impresa. Tornando al nostro esempio E, allora, nel nostro scenario sul rastrellamento dei fondi per
finanziare il condotto petrolifero, analizzando la differenza delle
percentuali d’interesse fra un credito più affidabile di un altro,
notiamo che 200,560 dollari di utile netto mensile in meno significano che, con un rapporto P/E di 60, in un anno si avrebbe $144,403,200 ($200,560 x 12 mesi x 60) di diminuzione del valore azionario complessivo. Il trucco sta nel trovare capitali ai tassi d’interesse più bassi.
Però, con un P/E di 30, essa sarebbe di $72,201,600. Questa è la ragione principale per la quale Wall Street controlla così da vicino ciò che fanno i dirigenti della Federal Reserve
con i tassi d’interesse. Uno degli strumenti più efficaci per mantenere
i profitti derivanti dalle negoziazioni dei titoli azionari è quello di
trovare il capitale ai tassi d’interesse più bassi.
Ciò accade anche nelle gare d’appalto, in cui le aziende decidono le
loro offerte in base a quanto si possono permettere di ripagare agli
enti finanziatori con le loro rate mensili “a strozzo“. E allora, “quello che ha il costo del capitale più basso vince“. E l’ipotesi più desiderabile è quella in cui si ottiene il capitale a costo zero, cioè, senza pagarci sù nessun interesse; ancora più desiderabile sarebbe l’ipotesi in cui esso fosse raccolto in qualche modo a scrocco, senza bisogno di restituirlo.
Trovare capitali a buon mercato è il trucco, come trovare il petrolio a buon mercato;
sapere dove sono i denari e come funziona la circolazione della moneta.
Ma il capitale grosso non sempre annuncia e divulga a tutti le sue
coordinate e la sua posizione. Ecco perché non tutti sanno dove andare a
prendere il capitale grosso a basso costo, o a costo zero, e, quelli
che lo sanno, sono specializzati nel gestirne a porte chiuse la
raccolta.
La CIA è Wall Street e Wall Street è la CIA.
Nell’immaginario tratto dalla puerile trasposizione dei romanzi di Ian Fleming su James Bond 007,
gli agenti segreti, e le spie in genere, sono visti come personaggi
atletici, in grado di scalare montagne, pilotare elicotteri, jet
militari, talvolta astronavi, e di salvare, sistematicamente, il mondo
dalle catastrofi ordite da pazzi criminali con manie d’onnipotenza.
Tuttavia, se andiamo a conoscere i principali dirigenti nella storia
della CIA, e la loro competente relazione con il motore finanziario statunitense, e con la finanza internazionale, ci rendiamo conto che sono tutti mezze-maniche, colletti bianchi, analisti, amministrativi, specializzati in affari legali e gestionali, e non somigliano neppure lontanamente ai super-eroi in smoking,
quelli alti, belli, con il Martini tenuto stretto nella mano sinistra e
la vulva bagnata di giovani meretrici arraffata con la destra, sempre
così impropriamente vincenti al tavolo del casinò.
Ecco l’elenco dei dirigenti di punta della finanza internazionale.
1) Clark Clifford è quello che ha scritto il “The National Security Act” , con il quale veniva formalmente istituita la CIA, nel 1947. Dirigente del Partito democratico, segretario alla difesa, consigliere del presidente Harry Truman. Che mestiere faceva Clark Clifford? Era avvocato e banchiere di Wall Street.
2) John Foster e Allen Dulles: i due gemelli che
hanno disegnato l’architettura della CIA per Clifford. Attivi entrambi
in operazioni di spionaggio durante la seconda guerra mondiale. Allen Dulles era a capo della organizzazione spionistica OSS (Office of Strategic Services)
in Svizzera, dove s’incontrava frequentemente con i leader nazisti e
curava gli investimenti americani in Germania. Aveva anche un contratto
di dirigenza con Standard Oil. John Foster divenne segretario di stato sotto Eisenhower e Allen diresse la CIA sotto Ike, fino a che non venne licenziato da JFK dopo l’aborto dell’invasione di Cuba del 1961 (Vedi la buttonata sulla: Baia dei porci). Quale era la professione di Foster e Dulles? Entrambi erano affiliati nel più potente, anche ai giorni nostri, studio legale di Wall Street: Sullivan & Cromwell. Enron era solo uno dei clienti di Sullivan & Cromwell, ed impiegava una dozzina di ex agenti CIA prima di cadere in disgrazia. Altri clienti dello studio legale sono: AIG, Global Crossing, ImClone, Martha Stewart e l’Harvard Endowment.
3) Bill Casey, direttore CIA ai tempi di Reagan, ex OSS, capo attaccabrighe sotto copertura durante gli anni Iran-Contra, era stato, nell’amministrazione Nixon, presidente della “Securities and Exchange Commission”
4) Stanley Sporkin. Sporkin servì come consigliere generale della CIA sotto Casey. Ma nei 20 anni che precedono quell’incarico, servì anche lui la “Securities and Exchange Commission“. Dopo essersi ritirato dalla sua posizione di consigliere generale della CIA nel 1986, Sporkin venne nominato giudice distrettuale in Washington, DC, e presiedette ad alcune fra le vertenze più bollenti (inclusa quella di Microsoft) della nazione americana. Dimessosi da quella carica nel 2000, riprese a lavorare a Wall Street per uno studio legale che appartiene a Weill, Gotschall e Manges, con la specializzazione, da lui stesso attribuitasi, in “Wall Street Management and Capital“. Il caso vuole che Weill, Gotschall e Manges sono proprio gli attuali curatori fallimentari per la bancarotta di Enron.
5) David Doherty, sostituì Sporkin come consigliere generale CIA nel 1987, era, almeno fino al 2004, l’attuale vice presidente del New York Stock Exchange.
6) A. B. “Buzzy” Krongard, prima di unirsi alla CIA, nel 1998, era stato il presidente di una banca d’investimento, la Alex Brown.
7) John Deutch. Deutch si ritirò dalla direzione della CIA
nel dicembre del 1996. Gli venne immediatamente offerta la poltrona nel
consiglio di amministrazione di Citigroup, il secondo gruppo bancario a livello nazionale negli USA, costantemente infognata negli scandali sul riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico (fra i quali l’acquisto della banca messicana Banamex, nel 2001, famosa per le sue operazioni di riciclaggio a livello internazionale.
8) Maurice “Hank” Greenberg, presidente di AIG (American International Group),
assicuratore e manager del terzo serbatoio mondiale di capitali per
investimenti, venne ventilato come possibile direttore CIA da Bill Clinton nel 1995. Ma la lunga storia di Greenberg, di AIG,
il traffico di droga della CIA, e gli altri scandali, tesero a
rallentare la sua procedura di nomina e tutto il battibecco venne poi
interrotto dalle demolizioni, controllate e autogestite, delle tre torri
gemelle di New York, quell’11 settembre 2001.
Si può iniziare ad intuire come funziona il sistema finanziario internazionale leggendo le analisi di Michael Ruppert. Una prima sintesi di queste sue analisi, frutto di decadi di ricerca ed investigazione, si trova in Crossing the Rubicon. Se vuoi approfondire il rapporto Wall Street-droga-petrolio, leggiti il saggio di Michael Ruppert: “Crossing the Rubicon“, puoi scaricare il pdf in lingua inglese, gratis, dalla bibliografia che trovi sulla pagina delle guide.
Torneremo più avanti al tuo condotto petrolifero, per la tua raffineria e al costo del suo capitale, alla valutazione del credito per il minor costo del denaro, il “laveraged buyout, o LBO.
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